Un ‘Accordo’ per arginare le conseguenze di una delle più gravi vertenze dell’ultimo decennio, quella della Bekaert, che sigla anche un ‘modello’ di gestione delle crisi da esportare oltre il Valdarno, anche in altri territori della Toscana. È quello firmato lunedì scorso dal presidente della Regione Toscana, l’assessora regionale al lavoro, il consigliere per lavoro e crisi aziendali del presidente; i 14 Comuni dell’area, significativamente insieme anche se appartenenti a due province diverse (Valdarno Fiorentino e Aretino), per i quali ha fatto da portavoce la sindaca di Figline e Incisa Valdarno; le parti sociali, ovvero Cgil, Cisl, Uil, Confesercenti, Legacoop, Confcooperative Toscana Nord, Confindustria, Cna.
Durante l’incontro convocato nella sala delle Esposizioni e guidato dal capo di gabinetto Paolo Tedeschi, tutti hanno raccontato un pezzo della storia di quella ferita ancora aperta nel cuore del Valdarno; e tutti hanno testimoniato la fatica che ha unito l’intero territorio nel ‘gioco di squadra’ riconosciuto innanzitutto dal presidente della Regione, che ha parlato del Patto per il lavoro del Valdarno come “un modello che possiamo riprendere per tante altre realtà territoriali”.
Il presidente ha parlato di “una bella iniziativa che ha visto il nostro Dipartimento sul lavoro e l’assessora regionale riuscire a legare categorie economiche, rappresentanti sindacali e sindaci del Valdarno fiorentino e aretino, così da creare una macro area come prospettiva di reinserimento nel mondo del lavoro per chi ha vissuto la chiusura dell’azienda”. Il presidente ha richiamato alcuni dei momenti significativi nella vicenda Bekaert: dalla ricollocazione di 60 lavoratori alla Laika all’inserimento individuale e progressivo nel tessuto economico dell’area, fino al “lavoro condotto da Arti, la nostra Agenzia che regola e disciplina i Centri per l’impiego”. Un lavoro secondo il presidente davvero necessario: “In Valdarno ci sono situazioni di crisi, penso alla Fimer, ma ci sono anche prospettive, come nel caso della meccanica farmaceutica e oculistica, proprio in questi giorni ero a inaugurare un nuovo stabilimento a San Giovanni”. Il fatto di avere un gioco di squadra tra istituzioni, rappresentanze di categoria e sindacati permette di fronteggiare al meglio la fuoriuscita dei lavoratori dal ciclo occupazionale e di operare per la loro riimmissione, la Regione mette anche risorse per l’orientamento e la formazione”.
La Toscana sperimenta in effetti un nuovo approccio e innesta la ‘concertazione locale’ nella comunità territoriale, considerata vero perno per fronteggiare le emergenze del lavoro. Gli ambiti privilegiati di azione sono l’esplicita individuazione del capitale umano e il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Fondamentale in quest’ottica è la costituzione di un canale informativo coordinato da Arti per raccogliere le opportunità occupazionali dal territorio a cui dare tempestiva risposta, anche mobilitando alcuni strumenti pubblici quali, tra gli altri, l’avviso pubblico per l’assegnazione di contributi ai datori di lavoro privati che assumono lavoratori interessati da licenziamenti collegati a crisi; l’avviso pubblico per l’assegnazione di voucher individuali ai lavoratori a copertura delle spese di trasporto; il rifinanziamento e la proroga dei bandi per l’erogazione di voucher Formativi individuali o per la presentazione da parte delle imprese di progetti per la
Formazione continua per l’aggiornamento e la riqualificazione professionale. Un corpo di ‘misure’ messe in campo con determinazione nell’azione di Giunta, come ricordato dall’assessora regionale al lavoro e alla formazione. “Abbiamo firmato un protocollo che definisce un metodo innovativo – ha affermato -. Obiettivo è rimarginare la ferita dolorosa inferta al Valdarno e alla Toscana dalla chiusura dell’ex Bekaert. Da un lato continuiamo a insistere affinché si lavori incessantemente, a partire dal Mise, per la reindustrializzazione di quel sito. Dall’altro ci impegniamo sulla formazione per far sì che lavoratrici e lavoratori non ancora rioccupati o occupati non stabilmente possano trovare una prospettiva occupazionale stabile, perché la formazione è una leva essenziale per l’occupazione: parliamo di aggiornamento delle competenze e riqualificazione. Nessuna e nessuno di loro deve essere lasciato solo. Oltre agli strumenti che mettiamo in campo, abbiamo deciso di rispondere al bisogno di migliorare l’incrocio domanda-offerta di lavoro proprio grazie al contributo importante e prezioso delle parti sociali tutte. Ringrazio le 14 amministrazioni comunali, le parti sociali, la nostra Agenzia Regionale Toscana per l'Impiego, Arti con la rete dei centri per l'impiego, e, insieme a loro, l'unità di crisi che ha seguito costantemente la vicenda e i settori regionali lavoro e formazione che in questo periodo hanno lavorato e stanno continuando a lavorare agli strumenti che mettiamo a disposizione”.
“Il punto è dare una nuova speranza ai lavoratori che hanno subito un’ingiustizia profonda e le istituzioni, facendo qualcosa di inedito, hanno provato a mettersi in campo e a mettere insieme i vari soggetti con l’obiettivo di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro”. Così il consigliere per lavoro e crisi aziendali del presidente, che ripercorre le vicende che hanno segnato dal 2018 a oggi ex dipendenti della multinazionale belga. “Da allora si sono alternati ammortizzatori sociali e processi di ricollocazione fino allo scorso luglio quando l’azienda, nonostante l’opposizione e la protesta delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali ha deciso licenziare gli ultimi 110 lavoratori rimasti in forza (inizialmente erano 318)”. Ed è stato allora, continua Fabiani, “che la istituzioni hanno messo in campo l’impegno che con la collaborazione di sindacati e associazioni di categoria è giunto alla sottoscrizione del Protocollo”. Si procede verso la ricollocazione dei lavoratori rimasti inoccupati anche se quest’attività, spiega Fabiani, in realtà è già iniziata: “Molti hanno purtroppo contratti a tempo determinato: per questo stiamo lavorando sia per una nuova occupazione degli ultimi 26 disoccupati sia per la stabilizzazione di quelli con contratti a tempo determinato, impegnandoci presso le aziende che li hanno assunti anche utilizzando i nostri strumenti, come gli l'incentivi per l’assunzione”.
La sindaca di Figline e Incisa Valdarno ha parlato a nome dei sindaci dei 14 comuni firmatari: "In questi mesi, insieme ai sindaci del Valdarno fiorentino e aretino e della Valdisieve, abbiamo lavorato sul protocollo con più obiettivi: la ricollocazione dei lavoratori ex Bekaert (e, più in generale, di tutti quei lavoratori oggi coinvolti da situazioni di crisi aziendali), il rilancio del territorio, la reindustrializzazione dell'area. Una soluzione per il rilancio industriale di tutta l'area ex Bekaert è l'unica strada sia per garantire nuovi posti di lavoro per il territorio, favorendo lo sviluppo economico della vallata, ma anche per dare una possibilità di reimpiego a quei lavoratori ex Bekaert ancora non ricollocati. Per queste ragioni è strategico strutturare un'azione combinata tra tutti gli enti coinvolti, i sindacati e le categorie economiche. Attraverso questa sinergia, sancita dal protocollo, e grazie al lavoro dei centri per l'impiego, nei mesi scorsi è stato possibile il reimpiego di decine di lavoratori coinvolti dalla vertenza. Ora serve una risposta per tutti coloro che sono ancora in carico e un investimento credibile per la reindustrializzazione di tutto lo stabilimento. Su questo dovremo continuare a concentrarci nei prossimi mesi, anche chiedendo nuovamente il coinvolgimento del Ministero per lo Sviluppo economico."